martedì 15 maggio 2018

Pig Hotels, la nuova forma di allevamento intensivo in Cina




Fonte: Thomas Suen / REUTERS

Si avete letto proprio bene: Pig Hotels. Questo il nome dei nuovi allevamenti intensivi cinesi, che vedete qui in alto nella foto eretti nel sud della Cina, sulla montagna di Yaji.

Grattacieli dell'orrore gestiti dalla Guangxi Yangxiang Co Ltd, alcuni dei quali sono alti fino a 13 piani. All'interno di ognuno di essi verranno stipate centinaia di animali, tanto che si calcola che in totale questa società arriverà ad avere, per la fine dell'anno, rinchiuse qui 30.000 scrofe, che porteranno ad una presenza di 840.000 suinetti. Il tutto su soli 11 ettari di superficie.

Cifre agghiaccianti, soprattutto perché sono i numeri di vittime innocenti, che annualmente sono previste in questa parte della Cina. Vittime che, mentre sto scrivendo, ancora devono nascere e per le quali, invece, l'essere umano ha già decretato la loro morte.

Un pensiero insostenibile anche solo da formulare, neanche si parlasse di oggetti. Creare luoghi dove la morte di una vita è l'inizio della fortuna (in denaro ovviamente) di altre, senza alcune emozione o sentimento. Tutto pianificato a tavolino, tutto già scritto, parola per parola, e l'epilogo inesorabile e senza scampo: MORTE!

Quello che succede all'interno dei Pig Hotels lo potete vedere in questo video, preso dal sito Reuter.com. Non ci sono parole di fronte a tanto orrore, non esistono commenti.

Di fronte a tanta violenza e a tanta indifferenza, la mente si sperde nei meandri del dolore e della sofferenza e non esce neppure più un lamento.

A nulla sembra servano le proteste della popolazione locale, preoccupata non tanto della sorte di questi poveri maiali, quanto delle proprie condizioni di salute. A nulla valgono neppure le ragioni di chi lamenta la costruzione di questi mattatoi tecnologici troppo a ridosso della città.

Fonte: Thomas Suen / REUTERS
Niente e nulla ferma questo scempio.

Uno scempio che, va detto, era stato tentato anche in Europa, dove - per fortuna - non ha trovato terreno fertile, soprattutto per la paura di possibili epidemie. Le ragioni della protesta davvero non tengono, ma almeno il risultato si!

Come si può anche solo pensare ad un luogo del genere? Qui ogni essere vivente viene smaterializzato e ridotto a puro numero. E non credo che tale considerazione valga solo per gli animali, perché lavorare in un posto simile, sentire l'odore del sangue che impregna ogni angolo, ascoltare le urla degli animali, mentre vengono uccisi, ti annienta la mente, ti crea barriere così rigide nei confronti del dolore che smetti di essere un uomo...e allora in cosa ti trasformi?

Vedere questa foto dei maialetti in attesa di salire sull'ascensore a me personalmente dilania il cuore. Sono costretta a fissarla per poche frazioni di secondi e poi a volgere lo sguardo altrove, perché è troppo...

Pensare a questi cuccioli ignari, che sono là e che non sanno cosa li attende, ecco non riesco proprio a focalizzare la testa su questo pensiero senza sentire quell'urlo profondo e intenso, che genera dall'anima e che si raccorda al coro universale di morte, all'interno del quale sempre più spesso l'uomo è direttore d'orchestra e gli animali protagonisti innocenti.

E così, mentre, in questa parte di mondo si cerca di far chiudere quanto esiste, si cerca di combattere gli allevamenti intensivi, anche usando la carta dell'educazione alimentare, dall'altra parte dell'emisfero qualcuno, invece, ha idee geniali come quella dei grattacieli della morte.

E come la Cina, anche la Corea...Qualcuno leggendo penserà: "Certo i cinesi e i coreani si mangiano i cani, figuriamoci i maiali!". Attenzione però, perché anche qui dobbiamo fermarci un momento a riflettere: molti si scandalizzano per Yulin (altro evento che non trova le giuste parole per essere descritto), ma rimangono praticamente impassibile di fronte a questi grattacieli o buttano un occhio distratto alle fattorie della bile, ma non vanno oltre.

E qui sta la connivenza con le fabbriche della morte. Come ci indigniamo per Yulin, allo stesso modo dovremmo sollevare le nostre proteste anche di fronte a questi moderni lager, catene di produzione di morte, che non devono in alcun modo passare inosservate. Gli animali sono tutti uguali e meritano tutti lo stesso identico rispetto ed amore.

E' tempo di smettere di andare davanti all'ambasciata cinese per chiedere che Yulin non venga festeggiata, mentre si rimane impassibili - o tutt'al più incuriositi - sentendo parlare di Pig Hotels o di fattorie della bile.

Se non siamo noi a primi a cambiare prospettiva, il mondo andrà avanti nel suo cammino di sangue e morte inesorabilmente.

Ora sono grattacieli e domani qualche altro incubo dovranno ancora vivere delle creature innocenti?








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