Fonte: Veggie Channel |
Del caso se ne è occupato anche Veggie Channel, che ha girato un documentario proprio per raccontare quanto sta accadendo attraverso i volontari, che stanno seguendo da mesi - anzi in realtà da anni - questa situazione.
La sua storia è nota, ma nessuno interviene. Perché?
Fonte: Blog - Il richiamo della foresta |
La storia di questa donna (di cui l'intero mondo animalista conosce, ad oggi, non solo nome e cognome, ma anche indirizzo ed aspetto fisico, dal momento che è tutto pubblicato in rete) e del suo operato va avanti da anni.
Affetta da disturbi psichici, accumulatrice compulsiva di oggetto, vive a Roma nel quartiere Appio Latino in una condizione di completo degrado e vittime della sua follia sono stati, nel corso degli anni, prima cani, in seguito conigli e uccellini - come ci ricorda Margherita D'Amico in un suo articolo - e poi i gatti.
Questo almeno per quanto se ne sa con certezza!
Qualche tempo fa, pertanto, nell'unico intervento che si è riusciti a compiere presso la sua abitazione insieme alle istituzioni (intervento durato ben cinque giorni tanto era la complessità della situazione, a cui ci si è trovati davanti, una volta aperta la porta di quell'inferno), si è proceduto non solo allo sgombero di decine di anni di spazzatura accumulata all'interno della casa, ma anche al salvataggio di alcuni gatti, trovati in condizioni psicofisiche davvero gravi.
E se qualcuno di questi poveri animali ce l'ha fatta, altri purtroppo no, perché sono stati rinvenuti corpi di gatti morti dietro i divani e sotto i mobili, in alcuni casi ormai mummificati (come è visibile dalla foto in alto).
E va detto, per dovere di cronaca, che qualche gatto, nel tempo, era riuscito a mettersi in salvo
gettandosi di sotto dalla finestra. pur di riconquistare la propria libertà, non senza conseguenze per la sua salute.
Una condizione davvero critica, come hanno raccontato i volontari, che seguono questa vicenda da anni, come l'attore e regista Luca De Bei e Veronica Innominati, che insieme ad Antonio Colonna sono riusciti ad avere l'accesso nella casa della donna e a trarre in salvo i poveri animali.
Grazie al loro intervento, dunque, insieme alle istituzioni preposte, la vicenda sembrava essere giunta al suo epilogo, ma davvero non è stato così.
Infatti, la donna è, oggi, tornata ad accumulare oggetti in casa e a prendere altri gatti, così come potete vedere dalla foto. Gli stessi vicini hanno lamentato il ritorno ad una condizione di forte degrado, ma tutto tace.
La rete è in fermento e il popolo animalista da giorni sta inviando delle mail di protesta ai seguenti indirizzi:
lasindaca@comune.roma.it; assessoratoallapersona@comune.roma.it; assessorato.patrimonio@comune.roma.it; assessorato.ambiente@comune.roma.it; dipartimento.politichesociali@comune.roma.it; rosalba.matassa@comune.roma.it; mariarosaria.pacelli@comune.roma.it; edgar.meyer@comune.roma.it; isabella.petrucci@comune.roma.it; pasqualelibero.pelusi@comune.roma.it; daniele.diaco@comune.roma.it; presidenza.mun07@comune.roma.it; rita.pelosi@comune.roma.it; isabella.rella@comune.roma.it; seg07tuscolano.polizialocale@comune.roma.it; dsm@aslroma2.it; claudia.lozza@aslroma2.it; u.santucci@sanita.it
ma l'unica risposta che si ha viene dallo Staff di Presidenza del Municipio VII ed è la seguente:
"Gentilissima, su incarico della presidente La informiamo con la presente che la questione non solo è già attenzionata tanto dalla presidente stessa quanto dalla Polizia Locale VII Gruppo e dal servizio sociale municipale che stanno agendo in maniera coordinata per effettuare interventi ma anche che la presidente medesima ha presentato un esposto presso la Procura della Repubblica configurandosi, nei comportamenti del soggetto di cui trattasi, ipotesi di reato.
La rassicuriamo sul fatto che proprio in questi giorni è avvenuto già un tentativo di accesso forzato presso quell’abitazione e proprio perché sono state riscontrate difficoltà nel portare a termine l’intervento a causa della mancata collaborazione del soggetto, è stato chiesto al giudice di prevedere un altro accesso. In data odierna vi è anche stata una riunione in merito per decidere il proseguo, ciò a conferma che tutto si sta facendo tranne sottovalutare un problema che si sta cercando di risolvere in ogni modo.
Restando a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti o informazioni, salutiamo cordialmente."O almeno questa è la risposta avuta ieri. Questa mattina ho provato a riscrivere allo stesso indirizzario da un altro indirizzo di posta elettronica, ma nessuno ha inviato nulla come riscontro, neppure un messaggio stilizzato come quello del Municipio.
Quindi che sta succedendo? Sembra che un muro di gomma blocchi la comunicazione e per quanto si chieda aiuto, qualcuno parla, ma nessuno muove un passo.
Che significa che la persona non ha consentito l'accesso? Se pericolosa per sé o per altri (e i gatti sono a tutti gli affetti altri esseri viventi), allora, si deve procedere con un ASO o un TSO, non andarsene e poi capire cosa fare. Soprattutto laddove c'è un disagio psichico e un precedente di maltrattamenti animali.
E, poi, se la persona è in carico al Dipartimento di Salute Mentale avrà anche un amministratore di sostegno, che dovrebbe seguire quanto fa. E, allora, anche questi attori sociali, al momento dove sono e cosa fanno?
Non bisogna sottovalutare il fatto che la signora in questione potrebbe essere pericolosa non solo per i gatti, ma anche per le persone. Non dimentichiamo che la criminologia insegna che uno dei tre segni distintivi dei serial killer è proprio la violenza nei confronti degli animali e passare da una forma di vita ad un'altra, verso la qual sfogare la propria irrazionalità, a volte è solo un fisiologico excursus evolutivo laddove insiste una patologia psichica.
Qualcuno ha commentato che si sta facendo tanto rumore solo per dei gatti. Al di là del fatto che un gatto è una vita e come tale va tutelata e rispettata, sarebbe utile rispondere a questi ben pensati - critici improvvisati di quanto avviene - che in tutto ciò c'è anche il costo sociale da prendere in considerazioni. Vigili del fuoco, Forze dell'Ordine, assistenti sociali, operatori del DSM sono tutti professionisti pagati con i soldi di noi contribuenti e, ogni volta che vengono mobilitati e che non si arriva al risultato finale, si sperperano risorse pubbliche, che in questo periodo davvero sono un bene prezioso.
Fonte: Il Messaggero |
Tra l'altro questa situazione di disagio sociale mette a repentaglio anche la sua stessa protagonista, sempre più insultata e oggetto di rabbia sui network, fenomeno da non prendere sotto gamba visto che nome ed indirizzo della stessa sono noti ai più e facilmente reperibili per gli altri.
Insomma questa è davvero una situazione complessa e con mille sfaccettature da prendere in considerazione.
Il fine deve essere il benessere di quei poveri gatti, prigionieri di una folle. Immaginare il dolore che proveranno e la paura, che accompagna le loro giornate - come testimoniano le foto scattate - è davvero troppo per chi ha scelto nella vita di stare dalla parte proprio della vita stessa, in qualunque forma questa voglia manifestarsi.
Per l'autrice di questa strage silenziosa ci si augura si trovi una soluzione adeguata, capace di rispettare la sua patologia e, al tempo stesso, anche in grado di tenerla lontana una volta per tutte dalla possibilità di fare ancora del male.
Ora il bisogno primario è quello di mettere in salvo queste povere creature. E ricordiamoci di fare sempre molta attenzione quando riceviamo richieste di adozioni: meglio dieci controlli in più che una vita in meno, perché altrimenti diventiamo anche noi inconsapevoli complici di questa strage senza fine.
Sabrina Rosa
lecronacheanimali@gmail.com
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