mercoledì 22 novembre 2023

La violenza celata...ecco perchè anche i tartufi nascondono delle insidie per chi ama gli animali

I lagotti romagnoli sono "cani da tartufo"! Così vengono indicati dai cosiddetti esperti e in nome di questa loro attitudine sono frequentemente sfruttati e maltrattati, ci siamo mai chiesti cosa c'è dietro questa semplice definizione, all'apparenza del tutto innocua?

Questa mattina inizia così: mentre aspetto che il caffè salga su nella macchinetta ed accarezzo cani e gatti in attesa anche loro della colazione, accendo la televisione e sento al TG3 la notizia di diversi cani da tartufo avvelenati, probabilmente a seguito di una faida tra cavatori scoppiata in Molise. 

Guardo i miei di cani, li vedo al sicuro ed allegri, anche se la loro parte di maltrattamenti e di cattiverie umane l'hanno già ricevuta in buona dose prima di essere salvati, e sento un brivido corrermi lungo la schiena...mi chiedo come sempre perchè siamo così crudeli, come mai non riusciamo più a metterci alcun limite e, in nome del denaro e di chissà quale potere, allora uccidiamo e maltrattiamo qualsiasi altra creatura, che capita per sua sfortuna accanto a noi in questo mondo.



Io personalmente non riesco più nemmeno a sentire queste notizie, perchè il dolore, che penso provino quelle creature quando sono accecate, in modo tale che aumenti il loro olfatto, o quando sono chiuse al buio per giorni o ancora quando vengono uccise, a fine attività o perchè poco inclini alla ricerca dei tartufi, lo sento forte e pungente dentro di me. 

Ormai sono talmente compenetrata che non mi è facile analizzare queste situazioni dal di fuori, ma le vivo come se...come se fossi io quell'animale in quel preciso momento e quindi avverto la sua paura, il suo dolore, forse anche il suo senso di smarrimento nel momento in cui non si capisce quale male abbia mai fatto per finire poi in una situazione simile.

Spesso quindi, quando incontro per strada lagotti felici a spasso con i loro amici umani, mi fermo a parlare con questi ultimi (rigorosamente sempre dopo aver salutato per primi i cani, lo so che mi prendono per matta, ma va bene così!), chiedendo da dove arrivino i loro amici a quattro zampe e quasi sempre scopro che sono stati acquistati, mai adottati, e che nessuno sa cosa si nasconde, fin troppo spesso, dietro il mondo dei lagotti e dei tartufi.

Ovvio che non sempre le cose vanno così, ma capita comunque che questi cani, dolci e coccoloni, siano sfruttati (nei modi peggiori, che solo l'essere umano è in grado di escogitare) per la ricerca dei tartufi e, siccome tutti sappiamo il valore di questi funghi, possiamo anche intuire fin dove ci si spinga per trovarli.

Di loro i lagotti romagnoli, conosciuti semplicemente come lagotti, sono cani tranquilli, di indole docile e che si adattano bene alla vita in appartamento, anche se hanno bisogno di movimento all'aria aperta e di svago (ricordiamoci che comunque sono cani cosiddetti da lavoro, per cui non si addice loro una vita sedentaria).

Io stessa personalmente devo dire che fino a qualche anno fa ignoravo del tutto anche la sola esistenza di questa razza, meno che meno sapevo per cosa venisse sfruttata (ad onor del vero mi chiedevo anche da vegana, come mai molti vegani non mangiassero tartufi ed ora lo so!), ma poi grazie al progetto Un tesoro di lagotto dell'associazione Un tesoro di cane, dalla quale penso che oramai tutti sappiano arrivano i miei cani, ma anche i miei gatti (perchè Un tesoro di cane recupera anche gatti? Eh si, con me è riuscita anche in questo, ma è una lunga storia e un giorno la racconterò) mi sono informata e ho scoperto così l'ennesima follia umana.

I lagotti, come ogni altro cane, hanno il diritto di vivere amati e rispettati, coccolati e viziati, perchè il loro unico lavoro deve essere quello di andare alla ricerca di amore e di un divano caldo sul quale dormire.

Se li si ama è possibile adottarli, anzi in questo modo è possibile salvarne altri, che sono in canili e rifugi o che vengono sottratti a maltrattamento di privati e poi recuperati dall'associazione Un tesoro di cane, alla quale potete rivolgervi per aprire le porte della vostra casa e quindi regalarvi il più bel dono che la vita possa farci: l'amore.


@ brinarosa70



giovedì 16 novembre 2023

Uno stallo di nome...Canetto



Per chi non sapesse cosa sia uno stallo è presto spiegato: si tratta del dare ospitalità per un periodo di tempo limitato ad un animale, che ha già una sua sistemazione o che comunque ne sta cercando una. 

Chi invece mi conosce sa una cosa indiscutibile: io sono la persona meno adatta al mondo per fare stalli, perchè tutti i miei stalli, anche se concordati per due giorni massimi di permanenza, hanno ormai un proprio nome e vivono con me da vari anni, come Mirna, Tea, Schizzo, Soffio e chi più ne ha più ne metta.

Questa premessa era doverosa, anche perchè nella vita bisogna sempre conoscere i propri limiti, a volte sfidarli e poi, se proprio  non si riesce, arrendersi e fare altro. Ma siccome io sono una di quelle che, malgrado tutto e tutti, comunque persevera, da qualche tempo mi sono imbarcata nell'avventura di dare disponibilità per prendere in stallo un cane, e così lo scorso anno, proprio in questo periodo ho vissuto la mia esperienza con lui....Canetto

Un microbo, che aveva già adozione quando è arrivato in casa mia e che è stato con me e con il resto della mia famiglia multispecista per qualche tempo, perchè doveva operarsi e fare degli accertamenti, prima di raggiungere la sua mamma umana.

Dunque in un freddo pomeriggio di dicembre dello scorso anno è iniziata così la mia avventura con Canetto. Ora badate bene che Canetto un nome suo ce l'aveva (si chiamava Giumbolo per l'associazione e Gigio per l'adottante), ma io mi sono rifiutata sin da subito di usarlo ed ho preferito Canetto per mettere tra me e lui una "sana distanza"! Distanza che penso a livello emotivo ed affettivo sarà durata si e no un'ora, perchè non appena è arrivato con quello sguardo smarrito, le sue tre zampe funzionanti ed una infortunata, le cicatrici di una vita sul muso e nell'anima si è subito annullata e così è entrato a pieno titolo a far parte della mia famiglia pelosa.


Dopo qualche giorno di naturale smarrimento, Canetto si è integrato a pieno titolo all'interno del branco dei nani terribili di casa mia, anche perchè vengono tutti dallo stesso canile lager del sud e si sa che chi ha condiviso le stesse esperienze poi si riconosce con un semplice sguardo.

Piano piano ha anche iniziato a fidarsi, a salire sul letto ed a prendersi coccole e carezze senza più stare in piedi e pronto alla fuga, ma rilassandosi sdraiato e scodinzolante.

Sotto quella pelliccia soffice, il suo cuoricino piccolo batteva con una forza che quasi faceva rumore quando stavamo nel silenzio della notte, in sintonia con i tanti altri cuoricini che dormono con me ed allora mi chiedo: ma come si fa a non sentire l'amore, che queste creature provano per noi umani e soprattutto come si fa a far loro del male?


Sempre chi mi conosce sa che io sono una gattara doc, di quelle che impazziscono per i felini, completamente schiava della loro bellezza ed affascinata dalla loro capacità di farsi amare per il semplice fatto di esistere. Se scoprissi qual è il segreto della loro magia, di sicuro sarei una donna più felice e forse con qualche sassolino in meno nella scarpa, ma per ora mi accontento di averli vicini e di farmi cullare dalle loro fusa. 

Eppure - perchè c'è un "eppure" anche nelle storie d'amore più estreme - i cani mi smuovono sentimenti forti, diversi da quelli che mi suscitano i gatti e che spesso mi rapiscono, perchè sento forte dentro di me il loro bisogno di avere una guida, di affidarsi e di fidarsi ed è proprio questo che li rende fragili nella maggior parte dei casi nei confronti degli umani. 

- Canetto e Speed -

Eh si perchè i cani sono spesso vittime di maltrattamenti, di abbandoni, di sfruttamento ed io mi chiedo sempre cosa penseranno in questo caso, perchè chi viene tradito ne esce distrutto. Ma, anche se feriti nell'animo, i cani sanno ancora credere che possa rinascere un amore, tanto che si mettono in gioco e ricominciano la loro storia con un umano diverso, speranzosi che sia finalmente la persona giusta e soprattutto l'occasione giusta per essere felici.

Ho imparato molto negli anni da Speed, il mio amico a quattro zampe, che è arrivato oramai bel 13 anni fa a casa mia folle, ferito nel corpo e nell'animo, poco incline a fidarsi (ed a ragione), forse anche incredulo che potesse farlo; tuttavia con gli anni il nostro rapporto è cambiato, cresciuto, io stessa, che nella maggior parte dei casi ho i suoi stessi timori verso il prossimo, con lui ho sperimentato sensazioni che forse mai nessun essere umano ha saputo trasmettermi. 

Spesso tra noi basta un solo sguardo per capire un intero mondo di pensieri e di emozioni, che nessuna parola al mondo potrebbe mai definire.

 

E dopo di lui è comparsa Trilly, schiva, timida, con quella voglia di carezze, che contrasta ancora con la paura del contatto troppo ravvicinato; con lei una sfida continua e forse infinita perchè a volte probabilmente lasciarsi andare diventa impossibile, si può al limite aspirare a stare sereni e penso che per lei sia proprio così.

Ma devo dire che è grazie a Speed e Trilly che ho deciso di lanciarmi nella sfida Canetto, pensando che nessun cane al mondo merita di vivere in quell'inferno di cemento grigio dove erano prigionieri tutti e tre. Nessuno mai!  

E così, proprio nel periodo in cui è stato con me, Canetto è stato operato e successivamente, non appena è tornato in piena forma, ha raggiunto la sua vera mamma e la sua nuova casa.  Non è stato facile lasciarlo andare, ma so che di lui mi rimarranno per sempre le passeggiate insieme, le coccole di sera mentre guardavamo la televisione tutti insieme, il suo abbaiare a tutti per difendere il resto del branco di nani rumorosi e soprattutto lo sguardo intenso, che mi ha lanciato dalla macchina di una volontaria dell'associazione, mentre andava in clinica e che è una di quelle scene stampate nel cuore, che poi non si cancella mai più.

Gli ultimi giorni vissuti insieme li abbiamo dedicati a coccole, ripresa fisica e soprattutto tanto, tanto amore, perchè poi è quello che resta dentro di ognuno di noi. 

Quando mi chiedono chi me lo fa fare, quando mi parlano di "sacrifici" penso spesso che il mondo o lo si vive o lo si subisce; se si decide di viverlo, non sempre si scelgono strade in discesa, è vero, ma senza dubbio si possono scegliere compagni di viaggio speciali ed i mei hanno quattro zampe, una coda ed uno sguardo profondo, che ripaga ogni singolo sacrificio fatto e lo rende un momento unico e speciale.

Mi rimane solo una cosa da fare...devo dire grazie a Giulia, che grazie a Un tesoro di cane, mi ha coinvolta in questa avventura e che mi ha permesso anche di vivere quelle emozioni che io stessa solitamente rifuggo per prima (in fondo nulla è per caso e penso che Trilly non sia arrivata fino a me senza un motivo), perchè non sono brava con i saluti, mi fa male dire addio e gli arrivederci mi intristiscono!

E ancora di più devo dire grazie a Livia, che è stato il vero angelo accanto a Canetto, diciamo le sue ali per viaggiare e il suo porto sicuro quando di è svegliato dall'anestesia, insomma senza di lei non sarebbe nemmeno stato facile tutto questo.

Il momento dei saluti non è stato semplice per me...lacrime senza dubbio e quella tristezza velata nel cuore, frammista alla gioia di sapere che sarebbe stato felice, perchè finalmente sarebbe diventato Gigio e piano piano si sarebbe fatto il giusto spazio per aprire la porta a Canetto due, che ancora non so chi è e dove sta, ma di sicuro aspetta da qualche parte del mondo.

Ora siamo di nuovo a dicembre ed è tempo di aprire una nuova gabbia, di aprire anche il cuore ad un nuovo amico che  ha bisogno di un angolo di pace transitorio, prima di raggiungere il divano che lo renderà un cane felice per il resto della sua vita...


@ brinarosa70