venerdì 24 marzo 2023

E quando i nostri amici a quattro zampe invecchiano, che possiamo fare? La ricetta giusta penso sia doppia dose di amore e di attenzioni per loro




Per me, che ho deciso ormai da tanto tempo di dare una svolta radicale alla mia vita e di condividerla completamente con amici a quattro zampe, più o meno pelosi che siano, vederli invecchiare è un dolore che non so nemmeno se posso descrivere a parole.

Giorno dopo giorno ti rendi conto che un animale invecchia quando compaiono i primi peli bianchi sul muso, i suoi passi diventano più lenti, cadono i denti ed allora anche i suoi pasti devono per forza subire delle variazioni, dal croccantino all'umido, spesso aiutandolo anche a mangiare, perchè con la lingua non riesce da solo a finire quello che ha nel piatto.

Avverti la fragilità nel suo respiro che diventa più appesantito, leggi a volte l'incertezza in quel velo opaco che copre i suoi occhi e vivi il suo essere sempre meno attivo quando, rientrando a casa, non ti corre più incontro, non perchè non vuole farlo, ma solo perchè il suo udito inizia a tradirlo e non ha sentito il rumore della porta che si apre.

Allora lo chiami, spaventata perchè non sai come mai non sta là come è sempre stato per anni ad attenderti dietro l'uscio, e torni a respirare quando avverti i suoi passi, che arrivano, che ti vengono incontro e che, malgrado la poca forza e un corpo che inizia a diventare traditore, accompagnano abbai di gioia e leccate sul viso.

In questo periodo va così. Vedo Speed che giorno dopo giorno invecchia sempre di più, che ce la mette tutta per essere quello di un tempo, ma il suo cuore è stanco ed anche il suo cervello non è più attivo come una volta, per cui spesso non riesce a trovarmi per casa, se solo esco sul terrazzo da una porta finestra e rientro da un'altra. Allora lo cerco, lo chiamo delicatamente e spesso sobbalza perchè non mi ha nemmeno sentita arrivare, ma comunque sa che ci sono e che sono là per lui.

Quando sento il suo respiro affannato mentre dorme accanto a me di notte nel letto, mi chiedo come si faccia ad abbandonare un animale, ma ancora di più come si faccia a farlo quando è anziano, quando ha dedicato tutta la sua vita a renderti felice ed ora è invece nella fase, in cui ha bisogno di noi.

Lo so, Speed non è più un giovincello, i suoi 16 o 17 anni di vita li ha tutti segnati sulla pelle e nel cuore, ma quel cuore mi ha insegnato talmente tante cose in questo tratto di esistenza insieme, che non posso in alcun modo pensare che non funzioni bene come una volta.

E non bastano le parole di chi mi dice che gli ho salvato la vita, che senza di me forse sarebbe rimasto in un canile lager, che comunque è stato ed è tuttora felice, perché la sua fragilità mi buca l'anima e farei di tutto pur di vedere che ha ancora la forza di un tempo.

Per fortuna quella che non gli manca è invece la voglia di vivere, di essere sempre il primo ad uscire e a far sentire che è presente quando arriva qualcuno, anche se poi caro gli costa un minuto di baldanza, perchè rimane senza fiato per un lungo periodo di tempo, che a me sembra infinito e che ogni volta mi lascia con il respiro sospeso.


Non so cosa il futuro abbia riservato a noi due, ma so che ogni giorno è una vittoria e una dose di amore reciproco, che ci scambiamo ormai da tanti anni di vita insieme.

L'amore non finisce mai, l'amore cresce con il tempo e chiede cure diverse, ma se un animale è anziano, allora bisogna aprire il cuore e rendere questo mondo un rifugio ancora più sicuro di quando era giovane.

Ci sono momenti in cui tutto diventa difficile, ma la vita è difficile se si sceglie di metterci il cuore in quello che si fa e io purtroppo non so vivere in altro modo. 

Così ogni giorno penso che sia un giorno di vita insieme in più, perchè gli animali ci insegnano anche a essere immersi nell'energia che ci circonda con molta più naturalezza di quanto facciamo noi umani e quello che si ha è sempre e comunque un regalo, che in questo caso si chiama Speed!

@ brinarosa70


mercoledì 18 gennaio 2023

Monteverde come il far west. Cinghiali uccisi in strada e tutto intorno solo l'odore acre di quando la vita cessa di esistere



Se fossimo in un film, probabilmente saremmo in un fil di fantascienza, all'interno del quale i protagonisti si addormentano le sera in uno dei quartieri residenziali più noti di Roma e si risvegliano poi al mattino invece indietro di centinaia di anni, nel bel mezzo di un film western dove cow boy improvvisati cacciano animali "feroci" e difendono così il loro territorio.
Solo che questo non è un film, i cow boy sono gli stessi che mai penseresti di vedere rivestire quei panni e soprattutto le belve feroci non sono altri che povere creature innocenti con la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato e in particolar modo in un corpo altrettanto sbagliato. 

Finisce così nel peggior modo possibile una situazione iniziata domenica, che ha visto uccidere ancora una volta animali, che potevano essere salvati, che avevano la possibilità di essere sterilizzati e quindi ospitati all'interno di un santuario o un rifugio adatto alle loro esigenze, ma che invece hanno trovato nella voglia di rivalsa umana l'epilogo del loro triste destino.

Dunque, ancora una volta si è aperta la battuta di caccia ai cinghiali, ma in realtà si sono anzi scoperchiati in tutta la loro ferocia la voglia di far del male ed il desiderio di esercitare una violenza gratuita verso delle creature del tutto innocenti, che non avevano colpe e non avevano attaccato nessuno, ma cercavano, come tutti, un loro angolo di pace nel mondo (mondo che ricordiamo non è nostro, non ci appartiene in quanto esseri umani, ma ci ospita come fa con qualsiasi altro vivente, che vi abita!).

Non so, tuttavia letta sotto qualsiasi punto di vista la storia dei cinghiali è un po' una favola amara, una di quelle favole in cui non solo non c'è lieto fine, ma c'è una morale che dovrebbe in qualche modo spaventare tutti e che invece per lo più stiamo sottovalutando.

A prescindere infatti dal dalla lobby che c'è dietro i cacciatori, dietro la vendita di armi, dietro una promozione sempre più incisiva di una cultura della morte e del dolore e chi più ne ha più ne metta, ci si sta scordando che questo dare libero spazio alla violenza non non fa altro che generare altra violenza ossia non è altro che un modo perché chiunque si possa poi sentire legittimato ad uccidere, a sparare, a colpire chi non ha alcuno scudo protettivo in quel momento.

Solo di qualche giorno fa la notizia di quella ragazza uccisa a 24 anni dal suo ex soltanto perché non voleva più stare insieme a lui. Uccisa di fronte al proprio fratello e colpita con un colpo di pistola al petto per un semplice "no". 

Ora qualcuno penserà scandalizzato: "Eh sì, ma che vogliamo mettere una vita umana con quella di un cinghiale?". Direi che si, mettiamola, perchè la vita è fatta di prospettive, quindi questa domanda per alcuni magari potrebbe anche essere ribaltabile. Cosa dà valore ad una vita, ma sopratutto chi può arrogarsi il diritto di mettere fine ad un'esistenza? 

Io, che comunque seguo da sempre una visione biocentrica, all'interno della quale in la vita è appunto al centro di tutto, per cui che sia un cinghiale che sia una donna che sia anche un semplice moscerino per me una vita è una vita e basta, vorrei quindi riflettere proprio su questo punto ossia se siamo arrivati all'ultimo stadio della morale condivisa, per cui tutto ciò che non ci piace, tutto ciò che non vogliamo o tutto ciò che, al contrario, invece noi vorremmo ma che decide di non appartenerci noi lo eliminiamo con un semplice colpo di pistola, con una freccia (come è successo sempre recentemente, con calci e pugni....perchè, se realmente stanno così le cose, allora in noi c'è qualcosa di profondamente sbagliato. 

Stiamo vivendo oggi in una società che è malata e non ce ne rendiamo conto, perché della violenza non ci accorgiamo nemmeno più, la stiamo vivendo come se fosse un film  che vediamo da spettatori distaccati e distante, mentre in realtà è qualcosa che sta qui intorno a noi, che ci circonda, che ci pervade e che al tempo stesso lentamente ci annienta. 

Sparare a degli animali in pieno centro di una metropoli come Roma, all'interno di Villa Pamphili o comunque di fronte a uno dei suoi ingressi, credo che sia una follia, un delirio, un qualcosa che se non freniamo subito porterà solo ad un ulteriore escalation di violenza e si arriverà poi fin dove? 

Forse molti neppure si sono posti ancora questa domanda, che invece sempre più spesso sta diventando un tarlo nelle mia testa, perché per ora la fine non è davvero prevedibile e se davvero siamo vivendo come in un film, ebbene dobbiamo essere veloci nel comprendere che per questo stesso film è stata scritta solo parte della trama, ma non il finale e dunque al momento non sappiamo fin dove si potrà arrivare. 

Dunque di fronte a fatti come quello di questa mattina non basta indignarci, non serve a niente scrivere sui social epiteti ed improperi o maledizioni varie, perché questo non porta a nulla di buono, anzi semmai ci lancia sempre più in profondità nella spirale della violenza e della rabbia e se ci facciamo inghiottire anche noi da  questo turbinio, allora viene meno anche la speranza di un mondo migliore. 

Credo che sia tempo che qualcosa cambi, ma che cambi davvero a partire proprio da ognuno di noi, a partire dalla voglia di nuovo rispetto della vita. Siamo ormai stanchi di tutte queste menti illuminate, che pensano che sparare a dei poveri cinghiali sia la risoluzione dei problemi di una città, che da anni ormai brancola nel buio e che si ricorda dei propri animali o in campagna elettorale, perchè si sa che noi animalisti siamo tanti e quindi pur di accaparrarsi voti tutti si mostrano attenti alla problematica, o in momenti di crisi, in cui dare il contentino della caccia libera appaga alcuni animi e ne arricchisce altri. 

Mi chiedo sempre più spesso se qualcuno si sia mai messo nei panni di queste povere creature, che la mattina si svegliano in piena pace, che come sempre si curano reciprocamente, i cuccioli seguono le mamme e giocano tra di loro e non sanno che qualcuno ha già deciso di mettere fine alla loro vita, perchè? Perchè sono troppi...perchè ci stanno invadendo...perchè sono "cattivi"....la lista dei perchè potrebbe essere infinita, le scuse quando si deve giustificare un omicidio sono sempre fantasiose e ricche, peccato solo che non siano altrettanto divertenti. 

La storia dei cinghiali abbattuti un anno fa all'interno di un parco, nell'area giochi dove fino al giorno prima stavano insieme a mamme e bambini, senza arrecare danno a nessuno, uccisi proprio davanti a quegli stessi bambini, che piangevano ed urlavano, mentre gli adulti impotenti non potevano fare nulla pena l'arresto (tutti ricorderemo che due donne disarmate e che hanno solo cercato di fermare gli spari, sono state immediatamente bloccate e hanno rischiato appunto di essere portate in galera!) possibile non ci abbia insegnato nulla? 

E poi ci meravigliamo che a qualche centinaia di chilometri da noi c'è chi tira bombe sul palazzi ed uccide persone, ci sentiamo tanto buoni nell'affermare la nostra superiorità culturale, ci proclamiamo la parte civile del mondo, ma a me non sembra che in fondo qui siamo messi tanto meglio. 

La morte non può mai trovare giustificazione in niente e nessuno, se causata dalla mano umana. Se non fermiamo il prima possibile tutto quello che sta succedendo, se non ci rendiamo finalmente conto che stiamo facendo sanguinare il cuore di ognuno di noi non andremo più da nessuna parte, ma rimarremo imprigionati nelle paludi dell'indifferenza e della crudeltà, che noi stessi stiamo creando con le nostre scelte assurde e prive di umanità, ma quella vera e non quella spacciata per superiorità assoluta.

Dunque storie come questa si spera che non si sentano più, anche se probabilmente in questo stesso momento si stanno pianificando altre battute di caccia cittadine...stesse vittime, solo posti diversi.

Un mondo migliore è un mondo possibile, ma sta ad ognuno di noi renderlo tale!

Un grazie ad Edgar Meyer che mi ha dato le foto, foto che nessuno di noi avrebbe mai voluto vedere