venerdì 24 marzo 2023

E quando i nostri amici a quattro zampe invecchiano, che possiamo fare? La ricetta giusta penso sia doppia dose di amore e di attenzioni per loro




Per me, che ho deciso ormai da tanto tempo di dare una svolta radicale alla mia vita e di condividerla completamente con amici a quattro zampe, più o meno pelosi che siano, vederli invecchiare è un dolore che non so nemmeno se posso descrivere a parole.

Giorno dopo giorno ti rendi conto che un animale invecchia quando compaiono i primi peli bianchi sul muso, i suoi passi diventano più lenti, cadono i denti ed allora anche i suoi pasti devono per forza subire delle variazioni, dal croccantino all'umido, spesso aiutandolo anche a mangiare, perchè con la lingua non riesce da solo a finire quello che ha nel piatto.

Avverti la fragilità nel suo respiro che diventa più appesantito, leggi a volte l'incertezza in quel velo opaco che copre i suoi occhi e vivi il suo essere sempre meno attivo quando, rientrando a casa, non ti corre più incontro, non perchè non vuole farlo, ma solo perchè il suo udito inizia a tradirlo e non ha sentito il rumore della porta che si apre.

Allora lo chiami, spaventata perchè non sai come mai non sta là come è sempre stato per anni ad attenderti dietro l'uscio, e torni a respirare quando avverti i suoi passi, che arrivano, che ti vengono incontro e che, malgrado la poca forza e un corpo che inizia a diventare traditore, accompagnano abbai di gioia e leccate sul viso.

In questo periodo va così. Vedo Speed che giorno dopo giorno invecchia sempre di più, che ce la mette tutta per essere quello di un tempo, ma il suo cuore è stanco ed anche il suo cervello non è più attivo come una volta, per cui spesso non riesce a trovarmi per casa, se solo esco sul terrazzo da una porta finestra e rientro da un'altra. Allora lo cerco, lo chiamo delicatamente e spesso sobbalza perchè non mi ha nemmeno sentita arrivare, ma comunque sa che ci sono e che sono là per lui.

Quando sento il suo respiro affannato mentre dorme accanto a me di notte nel letto, mi chiedo come si faccia ad abbandonare un animale, ma ancora di più come si faccia a farlo quando è anziano, quando ha dedicato tutta la sua vita a renderti felice ed ora è invece nella fase, in cui ha bisogno di noi.

Lo so, Speed non è più un giovincello, i suoi 16 o 17 anni di vita li ha tutti segnati sulla pelle e nel cuore, ma quel cuore mi ha insegnato talmente tante cose in questo tratto di esistenza insieme, che non posso in alcun modo pensare che non funzioni bene come una volta.

E non bastano le parole di chi mi dice che gli ho salvato la vita, che senza di me forse sarebbe rimasto in un canile lager, che comunque è stato ed è tuttora felice, perché la sua fragilità mi buca l'anima e farei di tutto pur di vedere che ha ancora la forza di un tempo.

Per fortuna quella che non gli manca è invece la voglia di vivere, di essere sempre il primo ad uscire e a far sentire che è presente quando arriva qualcuno, anche se poi caro gli costa un minuto di baldanza, perchè rimane senza fiato per un lungo periodo di tempo, che a me sembra infinito e che ogni volta mi lascia con il respiro sospeso.


Non so cosa il futuro abbia riservato a noi due, ma so che ogni giorno è una vittoria e una dose di amore reciproco, che ci scambiamo ormai da tanti anni di vita insieme.

L'amore non finisce mai, l'amore cresce con il tempo e chiede cure diverse, ma se un animale è anziano, allora bisogna aprire il cuore e rendere questo mondo un rifugio ancora più sicuro di quando era giovane.

Ci sono momenti in cui tutto diventa difficile, ma la vita è difficile se si sceglie di metterci il cuore in quello che si fa e io purtroppo non so vivere in altro modo. 

Così ogni giorno penso che sia un giorno di vita insieme in più, perchè gli animali ci insegnano anche a essere immersi nell'energia che ci circonda con molta più naturalezza di quanto facciamo noi umani e quello che si ha è sempre e comunque un regalo, che in questo caso si chiama Speed!

@ brinarosa70


mercoledì 18 gennaio 2023

Monteverde come il far west. Cinghiali uccisi in strada e tutto intorno solo l'odore acre di quando la vita cessa di esistere



Se fossimo in un film, probabilmente saremmo in un fil di fantascienza, all'interno del quale i protagonisti si addormentano le sera in uno dei quartieri residenziali più noti di Roma e si risvegliano poi al mattino invece indietro di centinaia di anni, nel bel mezzo di un film western dove cow boy improvvisati cacciano animali "feroci" e difendono così il loro territorio.
Solo che questo non è un film, i cow boy sono gli stessi che mai penseresti di vedere rivestire quei panni e soprattutto le belve feroci non sono altri che povere creature innocenti con la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato e in particolar modo in un corpo altrettanto sbagliato. 

Finisce così nel peggior modo possibile una situazione iniziata domenica, che ha visto uccidere ancora una volta animali, che potevano essere salvati, che avevano la possibilità di essere sterilizzati e quindi ospitati all'interno di un santuario o un rifugio adatto alle loro esigenze, ma che invece hanno trovato nella voglia di rivalsa umana l'epilogo del loro triste destino.

Dunque, ancora una volta si è aperta la battuta di caccia ai cinghiali, ma in realtà si sono anzi scoperchiati in tutta la loro ferocia la voglia di far del male ed il desiderio di esercitare una violenza gratuita verso delle creature del tutto innocenti, che non avevano colpe e non avevano attaccato nessuno, ma cercavano, come tutti, un loro angolo di pace nel mondo (mondo che ricordiamo non è nostro, non ci appartiene in quanto esseri umani, ma ci ospita come fa con qualsiasi altro vivente, che vi abita!).

Non so, tuttavia letta sotto qualsiasi punto di vista la storia dei cinghiali è un po' una favola amara, una di quelle favole in cui non solo non c'è lieto fine, ma c'è una morale che dovrebbe in qualche modo spaventare tutti e che invece per lo più stiamo sottovalutando.

A prescindere infatti dal dalla lobby che c'è dietro i cacciatori, dietro la vendita di armi, dietro una promozione sempre più incisiva di una cultura della morte e del dolore e chi più ne ha più ne metta, ci si sta scordando che questo dare libero spazio alla violenza non non fa altro che generare altra violenza ossia non è altro che un modo perché chiunque si possa poi sentire legittimato ad uccidere, a sparare, a colpire chi non ha alcuno scudo protettivo in quel momento.

Solo di qualche giorno fa la notizia di quella ragazza uccisa a 24 anni dal suo ex soltanto perché non voleva più stare insieme a lui. Uccisa di fronte al proprio fratello e colpita con un colpo di pistola al petto per un semplice "no". 

Ora qualcuno penserà scandalizzato: "Eh sì, ma che vogliamo mettere una vita umana con quella di un cinghiale?". Direi che si, mettiamola, perchè la vita è fatta di prospettive, quindi questa domanda per alcuni magari potrebbe anche essere ribaltabile. Cosa dà valore ad una vita, ma sopratutto chi può arrogarsi il diritto di mettere fine ad un'esistenza? 

Io, che comunque seguo da sempre una visione biocentrica, all'interno della quale in la vita è appunto al centro di tutto, per cui che sia un cinghiale che sia una donna che sia anche un semplice moscerino per me una vita è una vita e basta, vorrei quindi riflettere proprio su questo punto ossia se siamo arrivati all'ultimo stadio della morale condivisa, per cui tutto ciò che non ci piace, tutto ciò che non vogliamo o tutto ciò che, al contrario, invece noi vorremmo ma che decide di non appartenerci noi lo eliminiamo con un semplice colpo di pistola, con una freccia (come è successo sempre recentemente, con calci e pugni....perchè, se realmente stanno così le cose, allora in noi c'è qualcosa di profondamente sbagliato. 

Stiamo vivendo oggi in una società che è malata e non ce ne rendiamo conto, perché della violenza non ci accorgiamo nemmeno più, la stiamo vivendo come se fosse un film  che vediamo da spettatori distaccati e distante, mentre in realtà è qualcosa che sta qui intorno a noi, che ci circonda, che ci pervade e che al tempo stesso lentamente ci annienta. 

Sparare a degli animali in pieno centro di una metropoli come Roma, all'interno di Villa Pamphili o comunque di fronte a uno dei suoi ingressi, credo che sia una follia, un delirio, un qualcosa che se non freniamo subito porterà solo ad un ulteriore escalation di violenza e si arriverà poi fin dove? 

Forse molti neppure si sono posti ancora questa domanda, che invece sempre più spesso sta diventando un tarlo nelle mia testa, perché per ora la fine non è davvero prevedibile e se davvero siamo vivendo come in un film, ebbene dobbiamo essere veloci nel comprendere che per questo stesso film è stata scritta solo parte della trama, ma non il finale e dunque al momento non sappiamo fin dove si potrà arrivare. 

Dunque di fronte a fatti come quello di questa mattina non basta indignarci, non serve a niente scrivere sui social epiteti ed improperi o maledizioni varie, perché questo non porta a nulla di buono, anzi semmai ci lancia sempre più in profondità nella spirale della violenza e della rabbia e se ci facciamo inghiottire anche noi da  questo turbinio, allora viene meno anche la speranza di un mondo migliore. 

Credo che sia tempo che qualcosa cambi, ma che cambi davvero a partire proprio da ognuno di noi, a partire dalla voglia di nuovo rispetto della vita. Siamo ormai stanchi di tutte queste menti illuminate, che pensano che sparare a dei poveri cinghiali sia la risoluzione dei problemi di una città, che da anni ormai brancola nel buio e che si ricorda dei propri animali o in campagna elettorale, perchè si sa che noi animalisti siamo tanti e quindi pur di accaparrarsi voti tutti si mostrano attenti alla problematica, o in momenti di crisi, in cui dare il contentino della caccia libera appaga alcuni animi e ne arricchisce altri. 

Mi chiedo sempre più spesso se qualcuno si sia mai messo nei panni di queste povere creature, che la mattina si svegliano in piena pace, che come sempre si curano reciprocamente, i cuccioli seguono le mamme e giocano tra di loro e non sanno che qualcuno ha già deciso di mettere fine alla loro vita, perchè? Perchè sono troppi...perchè ci stanno invadendo...perchè sono "cattivi"....la lista dei perchè potrebbe essere infinita, le scuse quando si deve giustificare un omicidio sono sempre fantasiose e ricche, peccato solo che non siano altrettanto divertenti. 

La storia dei cinghiali abbattuti un anno fa all'interno di un parco, nell'area giochi dove fino al giorno prima stavano insieme a mamme e bambini, senza arrecare danno a nessuno, uccisi proprio davanti a quegli stessi bambini, che piangevano ed urlavano, mentre gli adulti impotenti non potevano fare nulla pena l'arresto (tutti ricorderemo che due donne disarmate e che hanno solo cercato di fermare gli spari, sono state immediatamente bloccate e hanno rischiato appunto di essere portate in galera!) possibile non ci abbia insegnato nulla? 

E poi ci meravigliamo che a qualche centinaia di chilometri da noi c'è chi tira bombe sul palazzi ed uccide persone, ci sentiamo tanto buoni nell'affermare la nostra superiorità culturale, ci proclamiamo la parte civile del mondo, ma a me non sembra che in fondo qui siamo messi tanto meglio. 

La morte non può mai trovare giustificazione in niente e nessuno, se causata dalla mano umana. Se non fermiamo il prima possibile tutto quello che sta succedendo, se non ci rendiamo finalmente conto che stiamo facendo sanguinare il cuore di ognuno di noi non andremo più da nessuna parte, ma rimarremo imprigionati nelle paludi dell'indifferenza e della crudeltà, che noi stessi stiamo creando con le nostre scelte assurde e prive di umanità, ma quella vera e non quella spacciata per superiorità assoluta.

Dunque storie come questa si spera che non si sentano più, anche se probabilmente in questo stesso momento si stanno pianificando altre battute di caccia cittadine...stesse vittime, solo posti diversi.

Un mondo migliore è un mondo possibile, ma sta ad ognuno di noi renderlo tale!

Un grazie ad Edgar Meyer che mi ha dato le foto, foto che nessuno di noi avrebbe mai voluto vedere


sabato 5 giugno 2021

Milo, lasciato come un pacco dai suoi padroni, che hanno cambiato città, cerca una famiglia per sempre


Di storie da raccontare ce ne sono sempre tante e tutte quante hanno dietro un qualcosa, che ti entra nell'anima, che ti graffia il cuore e che ti porta sempre e solo a porti la solita domanda: "Ma perchè prendersi un animale, se poi non si ha voglia di trattarlo come una vita?".

Purtroppo per chi sta in prima linea, non c'è nemmeno tempo per darsi una risposta, si corre a cercare di trovare soluzioni alle mille emergenze e quindi questi interrogativi risalgono alla mente nei rari momenti in cui ci si ferma per riprendere fiato e subito dopo scompaiono.

Oggi, dunque, vi racconto la storia di Milo, uno splendido micione di due anni (che vedete qui in foto), sterilizzato, ipovedente, che cerca una famiglia che sia per sempre.


Milo in realtà aveva una famiglia, ma questa, al momento della partenza per Milano, ha deciso di lasciarlo fuori casa, insieme al fratellino. 

Così da gatto di casa si è ritrovato improvvisamente ad essere un micione di strada e se non si fossero interessate a lui delle persone dal cuore grande, magari avrebbe fatto anche una brutta fine.

Ora Milo è in stallo, sarà portato da un oculista per tentare di capire cosa è possibile fare per la sua vita e poi, una volta che la situazione lo consentirà, verrà dato in adozione previo controllo pre e post affido.

Dalle foto si vede immediatamente che è un gatto dolcissimo, fa delle fusa incredibili e probabilmente, come ogni essere vivente, cerca solo amore e coccole, quelle che di sicuro non avrà mai conosciuto nella sua esistenza.

Per lui potremmo dire che serve una famiglia speciale, ma chiunque adotta un animale lo è, quindi serve solo una famiglia...

Per avere informazioni potete contattare Vittoria Mazzeo al numero 338.5989707.

Ricordate sempre che chi adotta una vita, apre il suo cuore verso la possibilità di creare un mondo migliore, mica male no? Un piccolo gesto, per un grande cambiamento!


@ brinarosa70

lunedì 31 maggio 2021

La parte buona dell'umanità. L'associazione Aida &a odv e la famiglia di germani




Per fortuna non sempre siamo costretti a raccontare storie tristi, per cui oggi vi voglio parlare di quanto successo lo scorso 28 maggio e di come siano intervenuti tempestivamente i volontari dell'Associazione Aida&a odv – Associazione italiana difesa animali ed ambiente.

Siamo a Roma, il quartiere è quello dell'Eur, precisamente Via Birmania. Una signora sente un pigolio carico di disperazione provenire da un tombino. Per fortuna non fa finta di nulla, ma va a controllare e si trova davanti una scena, che non la lascia indifferente: sei cuccioli di germano reale erano caduti nella fogna e la mamma era là a pigolare insistentemente, cercando di trovare qualcuno che potesse aiutarla.

Parte allora da qui l'allerta da parte della signora ai volontari dell'Associazione Aida&a odv – Associazione italiana difesa animali ed ambiente, i quali, a loro volta, la raggiungono e chiamano i vigili del fuoco, che sono arrivati tempestivamente sul posto pronti per dare anche loro il proprio sostegno per trarre in salvo i germani intrappolati al di sotto del tombino.


Recuperati dalla fogna, i piccoli sono stati puliti, controllati che stessero bene e riportati, insieme ai vigili del fuoco, al laghetto dell’Eur, dove hanno potuto ritrovare la loro libertà insieme anche alla mamma.

Qualcuno penserà erano solo “uccelli”, ci sono cose più gravi. Io personalmente penso che la cosa più grave di ogni altra sia quella di girarsi dall’altra parte, quando qualcuno ci chiede aiuto, perché è così che stiamo distruggendo il pianeta.

Un grazie di cuore ai volontari di Aida&a odv ed al comando dei Vigili del Fuoco, perché le piccole gocce rendono sempre grandi gli oceani.



@ brinarosa70

martedì 15 dicembre 2020

15/12/2010 - 15/12/2020 A frequentare un animale, si rischia di diventare migliori

Oggi sono esattamente 10 anni, che sei arrivato da me. Un dono piovuto dal cielo, forse una stella sul mio cammino per indicarmi la via, me lo chiedo ancora ogni giorno e la risposta non la trovo, anche perchè quello che conta è che tu sia qui e che nessuno ci può allontanare l'uno dall'altra.

La nostra storia ha avuto inizio a novembre 2010, quando, dopo aver contattato un'associazione di volontariato per adottare una cagnolina femmina marrone, cieca e simil bretoncina, mi sono vista arrivare come risposta la proposta di prendere piuttosto te: maschio, con due zampe rotte e simil pincher. E questo eri tu, così come ti ho visto dalle foto. Ad essere sincera la prima cosa che ho pensato è stata: "Accidenti quanto è brutto!".

Poi però mi sono soffermata a guardare il tuo sguardo impaurito, la tua zampetta anteriore rotta, poggiata contro quella parete fredda e grigia del box, e subito mi sono detta che sì, se eri capitato nel mio percorso di vita, qualche motivo ci doveva pur essere.

Così, dal mio si al volerti prendere, ha preso avvio la mia trafila di adozione, per cui visita pre affido, moduli da compilare e finalmente è arrivato il fatidico OK per averti, non subito, ma solo dopo essere stato castrato ed operato alla zampina.

Più i giorni passavano e più diventavo impaziente di conoscerti da vicino, pensavo a come stavi e a cosa facevi, per cui, quando mi è stato detto che saresti arrivato dopo Natale, ho smosso mari e monti per averti qui con me prima e così il 15 dicembre 2010, verso ora di pranzo Giulia ha suonato al citofono ed eri là.

Ricordo che sono uscita con il guinzaglio ed il collare comprati per te piena di apprensione; ti ho visto scendere dalla macchina con una zampa ingessata e con una fasciatura lilla, proprio dello stesso lilla dei punti di sutura che pendevano ancora sotto la tua coda, testimonianza che anche la castrazione era stato un intervento molto recente.

Uno scambio al volo con Giulia e poi eccoci qui noi due da soli. Con passo incerto ci siamo avviati verso casa, tu probabilmente curioso di capire che cosa sarebbe successo di là a poco ed io che mi chiedevo se avessi fatto davvero la scelta più giusta o se, invece, mi fossi solo fatta prendere dall'impeto del momento, perchè un cane è un impegno serio e per me che ero in casa con tre gatti, sarebbe stata una svolta importante.

Abbiamo passato i minuti successivi al nostro ingresso in casa a studiarci reciprocamente. Ricordo ogni attimo di quella giornata, come la vivessi adesso ed è una sensazione stranissima, visto che la mia memoria è molto deficitaria dopo alcune vicissitudini della mia vita, che mi hanno portato a non riuscire a trattenere troppo a lungo eventi e fatti vissuti. Ma tu sei riuscito a farmi superare anche questo.

Così, mentre esploravi la casa, io ho ripreso a lavorare al computer, ma con la coda dell'occhio osservavo ogni tuo singolo movimento e, quando ho visto che hai trovato la tua cuccetta, immediatamente ho sentito una grande pace nel cuore, certa che sì avevo fatto proprio la scelta migliore.

Le settimane successive al tuo arrivo, però, non si sono rivelate affatto semplici. Hai tirato fuori un
caratterino niente male, grandi problemi di ansia, assoluta resistenza all'essere lasciato solo in casa e soprattutto opposizione alle regole a alla convivenza con altri animali. Insomma, per dirla in termini semplici, ti sei studiato un attimo la situazione e poi hai tentato tu di dettare le regole. 

Sono stati momenti complessi, anche perchè, nel frattempo, hai dovuto subire una nuova operazione alla zampa, quindi il dolore fisico si è andato sommando a quello mentale, alle sofferenze, che ancora ti portavi dalla tua vita precedente, per cui non abbiamo trovato subito un'intesa perfetta.

Però nessuno dei due ha mollato e con il tempo, con la pazienza, anche con la voglia reciproca di scoprirci piano piano abbiamo costruito un rapporto speciale. Tu, che non ti fidavi del mondo, hai incontrato proprio me, che mi fido ancora meno di quello che sanno fare gli esseri umani verso i più deboli.

I mesi sono passati, poi gli anni, senza quasi accorgercene e nel frattempo hai trovato anche una nuova compagna di viaggio, che viene dal tuo stesso canile. Insieme ne abbiamo vissute tanta, dalle passeggiate alle giornate al mare, in cui ti arrabbi con le onde e non smetti di rincorrerle quando dal bagnasciuga tornano a riposare con il resto dell'acqua; dai tuoi furti di salame sotto vuoto al centro del tavolo in una domenica di Pasqua di tanti anni fa alle rincorse ai gatti per rubare loro un croccantino.

E tu mi hai sempre stupita. Mi hai stupita quando, appena tornati a casa dalla seconda operazione alla zampa, malgrado avessi il collare elisabettiano, una zampa bloccata con la fasciatura ed una placca con dieci viti appena messa, ed un'altra zampa ferma con inserita l'ago cannula, comunque sei voluto saltare sul letto e dormire insieme a me. 

Mi hai stupita quando hai riconosciuto Giulia dopo anni al Baubeach, tu che l'avevi vista solo mentre ti portava da me, ma che non l'avevi mai dimenticata, perchè l'amore non può essere scordato, soprattutto quando è quello di una persona, che ti ha salvato dall'inferno e ti sta donando una seconda vita.

Lentamente, quindi, abbiamo imparato che cosa è l'amore, che cosa significa conquistarlo e non darlo per scontato. Adesso basta uno sguardo per comprenderci, un gesto per capire cosa mi stai dicendo, anche se non sei e non sarai mai il cane perfetto, che non abbaia se suonano, che fa pipì solo dove deve e che spesso si mostra ancora un pò prepotente verso gli altri coinquilini.

Eppure io ti amo proprio per questo e non smetterò mai di ringraziare te e l'associazione Un tesoro di cane OdV onlus e tutti i suoi volontari per aver reso la mia vita migliore, per avermi insegnato che non ci si ferma di fronte alle difficoltà quando le cose non vanno subito bene e soprattutto per avermi dato la possibilità di conoscere un mondo per me, fino a quel momento, del tutto estraneo. 

In questo momento sono a casa a scrivere e Speed sta proprio qui accanto a me (come vedete dalla foto), steso sul suo lettino, che dorme e, ormai, non ha più paura di essere abbandonato o lasciato in qualche canile. 

I suoi peli stanno diventando bianchi, ha perso qualche dente, ma per me è sempre quel cucciolone arrivato dieci anni fa e sarà così per ogni giorno di questa storia d'amore, che vivremo insieme e che di sicuro ci ha fatto crescere e diventare così uniti.

Aprire la gabbia di un canile è davvero un gesto d'amore unico e speciale, ma un gesto che facciamo prima di tutto a noi stessi e poi ai nostri amici a 4 zampe. Adottare è una scelta importante, consapevole come prima cosa, arricchente come seconda, perchè un cane dà tutto se stesso per il proprio umano e sono sensazioni che non possono essere spiegate, ma solo vissute.

Un grazie speciale va quindi a Giulia Baliva e a tutto l'équipe di un Un tesoro di cane OdV onlus che rende tante vite migliori, meno sole e soprattutto degne di essere vissute per quello che sono.

@ brinarosa70



martedì 17 novembre 2020

Natale solidale, diamo una zampa a Un tesoro di cane Odv onlus

Questo sarà per tutti noi un Natale particolare, fatto di mesi in cui non abbiamo vissuto giorni facili, mesi in cui spesso ci sono state negate anche le cose più semplici della vita, come un abbraccio con i nostri cari  o una domenica in famiglia con zii e parenti, perchè un nemico invisibile ci sta mettendo in pericolo e non possiamo offrirgli possibilità di vincere.


In mesi così tanto bui, le associazioni di volontariato non si sono, comunque, fermate ed hanno cercato di fare il loro meglio per far sì che cani, gatti, conigli ed altri animali potessero raggiungere le proprie famiglie, regalando quanto meno un sorriso o una speranza, a chi, nella pandemia, vive anche ulteriori disagi oltre al dover convivere con un virus maledetto.

Quella che vi racconto oggi è la storia dell'associazione Un tesoro di cane OdV onlus, che da anni salva cani da un canile del sud e segue anche un progetto speciale, chiamato Un tesoro di lagotto


Ebbene in mesi difficili e in giorni, in cui il sole non era certo il primo pensiero quando aprivamo le finestre al mattino, i volontari di questa realtà non si sono mai fermati, recuperando cani da situazioni difficili, seguendone l'iter di cura, riabilitazione ed adozione e facendo in modo che non si spezzasse per questi amici a quattro zampe anche l'ultima speranza di raggiungere una casa ed un posto sicuro.



Ma si sa che il volontariato vive solo di donazioni, di banchetti e di raccolte fondi, che il 2020 ha negato e continua a negare, per cui non è facile portare avanti il proprio lavoro, a meno che non si riesca in qualche modo a trovare una soluzione per avere, comunque, quanto serve per non infrangere le speranze di chi, da sempre, vive relegato dentro un box freddo e grigio ed aspetta solo che qualcuno apra le sue porte.

Quest'anno, quindi, diamo una mano anche noi, semplicemente facendo dei regali solidali (oltre che buoni) che possono donare di sicuro un sorriso a chi li riceve e, allo stesso tempo, sostenere una causa buona, come quella di salvare una vita.



In allegato trovate tutti gli oggetti che potete avere, con una donazione, che fate direttamente all'associazione, in qualsiasi parte di Italia voi siate. Un piccolo gesto, ma una grande mano che senza dubbio aiuta chi in questo progetto da sempre ha messo anima e cuore e non si tira mai indietro.

Perchè ho scelto quest'anno di iniziare a parlare proprio di loro per Natale? Perchè ho due cani adottati, che vengono dall'inferno buio, che ho conosciuto grazie a Giulia e ad Ambra, fondatrici dell'associazione, due cani speciali, forse non il massimo direbbe chi in questi animali cerca un esempio di educazione, perfezione e forse anche totale asservimento all'essere umano. Anzi sicuramente no, non lo sono, ma sono due anime che, più volte ho già detto, mi hanno insegnato non solo cosa siano le sfide, ma soprattutto che l'amore e la fiducia reciproca, quella che si conquista giorno dopo giorno, sono le forze motrici della nostra esistenza e, senza Speed e Trilly (così si chiamano) probabilmente non lo avrei mai sperimentato.

                                      

Così penso che dare una mano a chi ogni giorno si rimbocca le maniche per farlo sia il minimo. Se volete anche voi aiutare, con un'offerta in cambio di un oggetto speciale, che porta con sè il calore di una carezza e lo scodinzolio di un cane felice, ecco potete mandare una mail all'indirizzo ambraegiulia@gmail.com.


Facciamo si che questo Natale 2020 sia un momento speciale per tutti!

PS i panettoni non sono vegani, visto che qualcuno me lo ha già chiesto, lo so che solitamente non promuovo prodotti non vegan, ma rispetto le scelte di tutti e chi è vegano può in ogni caso aiutare prendendo altri oggetti o il riso o altro, che sono buonissimi, parola di assaggiatrice!

@ brinarosa70





lunedì 26 ottobre 2020

25 gatti abbandonati nella notte davanti al gattile romano gestito dall'associazione "I mici del San Camillo"

Roma sta veramente vivendo le pagine più buie della sua tradizione animalista. 25 gatti abbandonati nella notte come fossero oggetti senza vita e senza valore

Mentre cercavamo ancora di capacitarci del perché fosse stata sterminata una famiglia di cinghiali ed eravamo pronti a scendere in piazza per la manifestazione di sabato scorso, ecco che da un'altra parte della città si metteva in atto un nuovo episodio di violenza assoluta.

Approfittando del buio della notte e dell’isolamento del luogo, infatti, qualcuno ha abbandonato di fronte alle porte di un gattile romano, gabbie e trasportini contenenti 25 gatti tra adulti e cuccioli. Alcuni di loro anche feriti, come vedete in foto...

 


Quindi, ad inizio giornata, i volontari si sono trovati a gestire nove trasportini con all'interno due, tre gatti ammassati, una gabbia con all'interno altri 4 gatti di 4-5 mesi ed altri due trasportini in cui c’erano una mamma con 5 gattini di poco meno di due settimane e, infine, un ennesimo trasportino con altri 4 cuccioli di 40 giorni.


Creature indifese, in alcuni casi ferite, lasciate senza alcuna pietà, senza alcun rispetto per la vita in balia del freddo e di chissà cosa altro poteva loro succedere…in attesa che sorgesse l'alba e che i volontari andassero ad aprire la struttura.


Struttura che va detto è assolutamente privata, priva di donazioni pubbliche e che già di suo ospita oltre 100 gatti nutriti e curati esclusivamente con le donazioni ed i soldi dei quattro volontari, che si prendono cura di queste anime.

Dove sarà finita quella famosa empatia, che dovrebbe caratterizzare un essere umano. Dove starà non dico l’amore (meglio non esagerare visti i tempi!), ma quanto meno il rispetto per questi gatti innocenti, che saranno stati terrorizzati per la paura e bloccati dal dolore, laddove c’erano anche condizioni di ferite evidenti?

Ancora una volta delle creature innocenti rischiavano di pagare un prezzo molto alto per non aver commesso alcun crimine, se non quello probabilmente di essersi fidati delle persone sbagliate, visto che comunque sono state catturate.

Speriamo come sempre che qualcuno paghi e che le telecamere abbiano ripreso quello che è accaduto, perchè i volontari dell’associazione “I mici del San Camillo onlus” abbiano giustizia e soprattutto affinchè non si ripeta più un episodio simile. Forse la gente non si rendo conto di quanto lavoro esiste nel mandare avanti una struttura del genere, di quanti sacrifici si fanno quotidianamente, di quanto amore viene messo in ogni singolo gesto e il gesto di un folle non deve inficiare tutto quanto e mettere a rischio delle vite, così come accaduto qualche notte fa.

Ora i mici sono in mani sicure, li stanno curando e sistemando, ma quanti altri fatti simili Roma dovrà ancora sopportare?


Instagram: brinarosa70