- Ciotola dell'acqua - |
Attenzione: le foto presenti nell'articolo contengono immagini forti, quindi, non guardatele se siete persone impressionabili!
Non è stata una notte facile quella
affrontata ieri dalle Guardie Zoofile NOA A. Parlavecchio, M.
Donato e K. Razzovaglia e dell'aspirante guardia Giulia L. E, purtroppo, questa non è
neanche una storia con un lieto fine, ma forse –o anzi proprio - per questo va
assolutamente raccontata.
Tutto ha inizio con una segnalazione
ricevuta da una signora, che, mentre viaggiava in treno, ha notato dal
finestrino un cane malandato, legato a catena, in una buia campagna di
Marcellina, un piccolo abitato vicino Tivoli.
Uno spettacolo davvero pietoso, che ha
spinto immediatamente la donna a chiamare le guardie zoofile per richiedere il
loro intervento.
La serata di certo non era delle
migliori da un punto di vista climatico, né tanto meno lo era la zona
descritta, buia, isolata e vaga, come giustamente vago può essere un punto di
riferimento osservato per pochi istanti dal finestrino di un treno in corsa.
Ma tutto ciò non ha certamente fatto
desistere il nucleo delle Guardie Zoofile NOA, che, senza pensarci troppo su,
si è immediatamente messo in azione.
Come primo tentativo, quindi, si è
cercato di identificare la casa, passando dalla parte delle campagne. Impresa
ardua di giorno, tendente all’impossibile di notte. Per cui dopo numerosi giri
e sopralluoghi, si è deciso di intraprendere un altro percorso e di passare
direttamente sui binari della ferrovia, per riconquistare il punto di vista
della passeggera, che poco prima aveva denunciato quanto visto.
E così, anche qui con non poca fatica,
finalmente le Guardie Zoofile hanno identificato l’abitazione e soprattutto il
povero cane, legato a catena e steso a terra inerte.
Immediatamente è scattata allora la
richiesta di soccorso. Prima tappa la stazione del Carabinieri, che, però, non
hanno potuto essere d’aiuto perché avevano la macchina impegnata in un’altra
operazione. A volte il destino è beffardo e mette a dura pazienza chi lo
affronta, ma non sempre ha la meglio e, così, le Guardie Zoofile non si sono
arrese e si sono dirette alla stazione di Polizia, dove hanno finalmente
trovato aiuto.
Da qui è scattato immediatamente
l’intervento congiunto. La casa, dove era stato avvistato il cane, fatiscente e
forse abusiva, ha accolto le Forze dell’Ordine in tutto il suo grigiore. Al suo
interno tre generazioni di abitanti si sono rimpallati le responsabilità prima
della proprietà e poi anche della responsabilità del cadavere
del povero cane, che – all’arrivo delle Guardie Zoofile - giaceva a terra, in
evidente stato di denutrizione, senza neppure una ciotola d’acqua e legato a
catena. Eh già, questa non è una storia a lieto fine come preannunciato.
Infatti, per il cane - come potete vedere dalla foto - non c’è stato
niente da fare. Il sedicente padrone ha affermato che l’animale aveva un
tumore, ma non è stato mai fatto vedere da un veterinario e, di conseguenza,
non ci sono certificazioni mediche a comprovare il tutto, e che non era
assolutamente deperito, avendogli dato da mangiare due giorni prima. Due
giorni…che tristezza e quanta povertà d’animo!
Perché prendersi un cane quando poi non
lo si vuole? Perché relegare una vita ad una catena, come se quella vita fosse
un qualcosa di cui possiamo disporre e non, invece, che appunto un’esistenza?
Lasciar morire di fame un animale è un
omicidio e, dunque, un reato!
Così la pensano anche le Guardie Zoofile
che si costituiranno parte civile nel processo, che verrà fatto contro il
proprietario del cane.
E con le prima luci dell’alba, anche la
lunga notte delle Guardie Zoofile si è finalmente conclusa. Ognuno si è così
incamminato lentamente verso la propria casa e ognuno ha portato con sé un
carico di dolore in più. Parlando con loro ho sentito forte quella sofferenza
vibrante, che emerge quando l’impotenza ci attanaglia nella sua morsa,
imbrigliandoci come in una fitta rete, dalla quale serve sempre del tempo per
riuscire a liberarsi veramente.
Il loro non è un compito facile, perché
chi ama gli animali non può davvero riuscire a capacitarsi di fronte e fatti
come quello appena descritto.
Uccidere un cane così, lasciarlo morire
di fame, legato ad una catena, da solo, in giardino…tutto ciò ha un solo nome:
crudeltà! Potrei pensarci ore e ore, ma non troverei nessuna altra parola per
descrivere quest’inspiegabile ferocia umana, che riconosce solo in se stessa la
propria giustificazione.
Un grazie di cuore va alla signora che
ha fatto la segnalazione. Chissà quanti altri passeggeri prima di lei avranno
osservato quello stesso cane sofferente, senza neppure vederlo. Perché per
riconoscere la sofferenza bisogna avere la capacità empatica di sapersi mettere
al posto dell’altro, chiedendosi cosa stia provando in quel momento e lei lo ha
fatto. Ha riconosciuto quanto dolore stava provando in quel momento un cane ed
ha subito chiesto aiuto!
E’ vero, per questa povera creatura non
c’è stato nulla da fare, ma se non altro la denuncia al proprietario sarà da
deterrente in caso gli venga in mente di prendere altri animali con sé.
Ora bisognerà attendere il processo!
E, nel frattempo, le Guardie Zoofile
continueranno a rispondere alle segnalazioni e a cercare di mettere in salvo
tutti quegli animali, che non hanno alcuna colpa se non quella di aver
incontrato sul loro percorso la persona sbagliata.
Chissà se il cane morto stanotte aveva almeno
un nome. Chissà se ha mai ricevuto una carezza. Chissà se è mai stato lasciato
libero di correre. Infiniti chissà che resteranno senza un perché…Ora, se non
altro riceverà giustizia.
Sabrina Rosa
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